Congresso ASH 2024: curare la leucemia linfatica cronica con la terapia CAR-T anti-CD19
La terapia CAR-T anti-CD19 (CART-19) si pone oggi come un trattamento innovativo che utilizza linfociti T geneticamente modificati per riconoscere e distruggere le cellule tumorali esprimenti CD19. La terapia CAR-T ha mostrato risposte durature, con alcuni pazienti che rimangono liberi dalla malattia per oltre 10 anni senza necessità di ulteriori trattamenti. Scopri di più.
Background
La leucemia linfatica cronica è un tumore ematologico a lenta progressione che colpisce i linfociti B, causando un accumulo anomalo di tali cellule nel midollo osseo e nel sangue. Sebbene i trattamenti standard abbiano migliorato gli esiti per i pazienti, la leucemia linfatica cronica recidivante rimane difficile da curare e spesso ha una prognosi sfavorevole.
In tale contesto, la terapia CAR-T anti-CD19 (CART-19) si pone oggi come un trattamento innovativo che utilizza linfociti T geneticamente modificati per riconoscere e distruggere le cellule tumorali esprimenti CD19. La terapia CAR-T ha mostrato risposte durature, con alcuni pazienti che rimangono liberi dalla malattia per oltre 10 anni senza necessità di ulteriori trattamenti.
Il nuovo studio
Un nuovo studio statunitense – presentato al congresso dell’American Society of Hematology nel dicembre 2024 – ha analizzato i risultati a lungo termine della terapia CAR-T in pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria. Lo studio ha incluso pazienti trattati in due trial clinici con terapia CAR-T mirata al CD19, con o senza la continuazione del farmaco ibrutinib, un inibitore della tirosin-chinasi di Bruton (BTKi). L’analisi si è concentrata su 31 pazienti che hanno ottenuto una risposta almeno parziale al trattamento senza progressione della malattia per almeno un anno. Scopo dello studio era di misurare la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS) a lungo termine.
Il follow up mediano dopo l’infusione di cellule CART è stato di 6,5 anni. A 5 anni dall’infusione la sopravvivenza libera da progressione è stata del 57,1% nei pazienti trattati con CAR-T da sola e del 64,7% nei pazienti che hanno continuato ibrutinib. La sopravvivenza globale a 5 anni è stata del 78,6% per i pazienti trattati con sola CAR-T e del 70,6% per i pazienti con ibrutinib. Dopo 4 anni senza progressione, nessun paziente ha avuto ricadute.
22 pazienti (71%) hanno ottenuto una remissione completa (CR) entro il primo anno e questi pazienti hanno avuto una sopravvivenza e una sopravvivenza libera da progressione significativamente migliori rispetto a quelli che hanno avuto una risposta parziale. 9 pazienti (29%) non hanno raggiunto una remissione completa, con una prognosi meno favorevole.
Tra gli effetti collaterali si segnalano: ipogammaglobulinemia e persistenza delle cellule CAR-T. Il 90% dei pazienti ha ricevuto almeno una volta infusioni di immunoglobuline per prevenire infezioni. Il 64,5% dei pazienti ha continuato a ricevere infusioni mensili alla fine del follow-up. Nei pazienti in remissione, le cellule B nel sangue erano quasi assenti anche fino a 10 anni dopo il trattamento, suggerendo che le cellule CAR-T erano ancora attive.
11 pazienti su 17 (64,7%) hanno interrotto ibrutinib mentre erano in remissione. 10 di tali pazienti (91%) sono rimasti in remissione senza bisogno di ulteriori trattamenti. Il tempo medio per interrompere ibrutinib dopo CAR-T è stato 1,2 anni. 4 pazienti (23,5%) hanno continuato ibrutinib fino all’ultimo follow-up. 2 pazienti (11,8%) sono passati a un altro inibitore della tirosin-chinasi di Bruton a causa di effetti collaterali di ibrutinib (come fibrillazione atriale e dolori articolari).
Purtroppo, 4 pazienti sono deceduti durante il follow-up: 1 per progressione della leucemia linfatica cronica, 2 per infezioni, 1 per un nuovo tumore primario.
Conclusioni
Lo studio presentato dimostra che la terapia CAR-T anti-CD19 offre risultati a lungo termine positivi per i pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria, specialmente per quelli che raggiungono una remissione completa entro il primo anno. La maggior parte dei pazienti che raggiungono un anno senza progressione rimane libera dalla malattia per oltre 5 anni, suggerendo che alcuni potrebbero essere effettivamente curati.
L’aggiunta di ibrutinib può essere utile, ma molti pazienti in remissione hanno potuto sospenderlo senza perdere il beneficio della terapia CAR-T. Tuttavia, gli effetti collaterali, come ipogammaglobulinemia, richiedono un monitoraggio continuo.
Fonte: ASH24: P588