Congresso ASH 2024: una combinazione di farmaci migliora la sopravvivenza globale nel mieloma.
Il mieloma multiplo è un tumore ematologico delle plasmacellule del midollo osseo, che provoca un’eccessiva produzione di proteine anomale, con danni multidistrettuali (ossa, reni, sistema immunitario). Uno studio presentato al congresso 2024 dell’ASH ha dimostrato che il trattamento di consolidamento con bortezomib-lenalidomide-desametasone seguito da mantenimento con lenalidomide migliora significativamente la sopravvivenza globale. Scopri di più.
Background
Il mieloma multiplo è un tumore ematologico delle plasmacellule del midollo osseo, che provoca un’eccessiva produzione di proteine anomale, con danni multidistrettuali (ossa, reni, sistema immunitario). La terapia standard include una combinazione di farmaci immunomodulanti, inibitori del proteasoma e corticosteroidi, seguita – nei pazienti idonei – da un trapianto autologo di cellule staminali (ASCT). La terapia di consolidamento, come l’uso di bortezomib-lenalidomide-desametasone (il cui acronimo è: VRD), viene somministrata dopo il trapianto per migliorare la profondità della risposta e prolungare la sopravvivenza libera da malattia.
Lo studio EMN02/HOVON95
Il trial randomizzato di fase 3 EMN01/HOVON95 ha analizzato i benefici a lungo termine del trattamento di consolidamento con bortezomib-lenalidomide-desametasone (VRD) seguito da mantenimento con lenalidomide nei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi (NDTE-MM) eleggibili al trapianto. Il traguardo principale del successivo trial EMN02/HOVON95 era valutare la sopravvivenza libera da progressione (PFS), e l’aggiornamento presentato al congresso dell’American Society of Hematology, del dicembre 2024, si è concentrato sulla sopravvivenza globale (OS) dopo un follow-up di circa 10 anni.
Lo studio ha coinvolto 1503 pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi, di cui 1500 erano eleggibili. I pazienti hanno ricevuto un trattamento di induzione con bortezomib-ciclofosfamide-desametasone (VCD) prima di essere divisi in due gruppi per la fase di intensificazione. I pazienti candidabili a trapianto autologo di cellule staminali (ASCT) sono stati trattati con una o due dosi di melfalan ad alte dosi; i pazienti non candidabili al trapianto autologo di cellule staminali sono stati trattati con bortezomib-melfalan-prednisone (VMP).
Dopo tale fase, i pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: un gruppo con consolidamento con bortezomib-lenalidomide-desametasone (451 pazienti) trattato con 2 cicli, e un gruppo senza consolidamento (427 pazienti) che è passato direttamente al mantenimento. Dopo il consolidamento, tutti i pazienti hanno ricevuto mantenimento con lenalidomide fino a progressione o intolleranza.
Dopo 10 anni, il 50% dei pazienti nel gruppo senza consolidamento era ancora in vita, contro il 64% nel gruppo con consolidamento. I pazienti nel gruppo con consolidamento hanno vissuto in media 4,7 mesi in più rispetto a quelli senza consolidamento. Il beneficio della sopravvivenza è stato osservato in quasi tutti i gruppi di trattamento, indipendentemente dal tipo di intensificazione ricevuta. I pazienti sottoposti a singolo trapianto autologo di cellule staminali hanno mostrato una sopravvivenza globale a 10 anni del 61% nel gruppo con consolidamento rispetto al 54% del gruppo senza consolidamento. I pazienti sottoposti a doppio trapianto autologo di cellule staminali hanno mostrato una sopravvivenza globale a 10 anni del 74% nel gruppo con consolidamento rispetto al 58% del gruppo senza consolidamento. I pazienti trattati con bortezomib-melfalan-prednisone (e nessun trapianto) hanno mostrato una sopravvivenza globale a 10 anni del 62% nel gruppo con consolidamento rispetto al 39% del gruppo senza consolidamento.
Dopo il consolidamento, il 34% dei pazienti ha raggiunto una risposta completa o una risposta migliore, rispetto al 18% di quelli senza consolidamento. Alla fine della terapia di mantenimento con lenalidomide, il 59% dei pazienti con consolidamento aveva ottenuto una risposta completa o una risposta migliore, rispetto al 48% dei pazienti senza consolidamento.
Il beneficio del consolidamento non è però stato osservato nei pazienti con anomalie citogenetiche ad alto rischio, in particolare quelli con del(17p13).
Gli effetti collaterali del trattamento bortezomib-lenalidomide-desametasone sono stati considerati accettabili e gestibili. Il tasso di tumori secondari (esclusi i tumori della pelle) dopo 10 anni è stato simile nei due gruppi (10% nel gruppo consolidamento, 12% nel gruppo senza consolidamento).
Conclusioni
Lo studio presentato al congresso 2024 dell’ASH ha dimostrato che nei pazienti con mieloma multiplo eleggibili al trapianto il trattamento di consolidamento con bortezomib-lenalidomide-desametasone seguito da mantenimento con lenalidomide migliora significativamente la sopravvivenza globale.
I risultati supportano l’uso del consolidamento con bortezomib-lenalidomide-desametasone quale strategia per prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della risposta alla terapia. Tuttavia, nei pazienti con anomalie citogenetiche ad alto rischio il beneficio è meno evidente, suggerendo la necessità di strategie alternative per tali pazienti.
Fonte: ASH24: P674