Nero su bianco

    Nero su bianco fa male, leggere quelle tre parole, Linfoma di Hodgkin. Dentro di me sapevo che c'era qualcosa che non andava ma con la diagnosi è arrivata la paura, la solitudine. Quante volte mi sono chiesta "Perché proprio a me?". Non trovavo mai una risposta, e poi un giorno improvvisamente mi sono domandata "Perché NON a me?". E da lì ho iniziato ad accettare ed elaborare tutto quello che era accaduto. Oggi ho diverse cicatrici nel corpo e nell'anima ma la malattia mi ha insegnato tanto: ad attendere, a gioire di ogni risveglio e a dare valore alla gentilezza.

    La storia di Anna

    Mi chiamo Anna,

    ho 39 anni, sono moglie e mamma di due splendidi bambini di 10 e 12 anni. Quando la diagnosi è arrivata, a giugno 2024, è stata come un fulmine a ciel sereno, ha travolto tutto e tutti. Dopo alcune settimane che non mi sentivo bene, il medico decide di farmi fare degli accertamenti e in poco tempo mi sono ritrovata nel reparto onco-ematologico dell'ospedale di Rovigo. Ricordo ancora le sensazioni provate nell'attesa, seduta su quelle poltroncine blu, mi chiedevo "cosa ci faccio io qua?"

    Per me il cancro era qualcosa di lontano, accadeva agli altri, non a me. Mi sono trovata in un turbine di eventi, che mi travolgevano, cosi veloci che non ho avuto nemmeno nemmeno il tempo di pensare. Mi sono lasciata travolgere, per arrivare a una diagnosi ho dovuto fare tanti esami, pet, intervento per biopsia e poi un mese dopo ecco quelle parole scritte nero su bianco: Linfoma di Hodgkin.

    Dentro di me lo sapevo, i dubbi ormai erano veramente pochi ma nero su bianco fa male, sentivo la paura, la solitudine di una malattia che non avevo scelto te e che dovevo contrastare con tutte le forze. Poi ho sentito l'amore di chi avevo accanto, la forza dei medici che mi prendevano per mano e ti guidavano nel percorso più difficile, sentivo la fede che ti faceva guardare al futuro con speranza.

    Oggi mi trovo alla fine di un percorso che sicuramente lascerà cicatrici nel corpo e nell'anima, ma è un percorso che mi ha cambiata. La malattia mi ha insegnato il valore del tempo: ho imparato ad attendere, a gioire di ogni risveglio al mattino e ad essere grata ogni sera di addormentarmi. La malattia mi ha insegnato il valore della gentilezza: non serve perdere tempo ad arrabbiarsi. Siate sempre gentili con chi vi sta attorno e regalate sorrisi nella vostra giornata. La malattia mi ha mostrato quanto è grande e preziosa la vita, e allo stesso tempo quanto può essere fragile.

    Ho imparato a non rimandare a domani un "grazie" o un "ti voglio bene"; ho scelto di assaporare ogni secondo, ogni minuto...la vita è un grande dono. Oggi voglio dire grazie. Grazie ai medici e agli infermieri che mi stanno accompagnando in questo percorso, grazie alla mia famiglia e ai miei amici, grazie a chi c'è stato anche solo per una parola o per uno sguardo. Grazie perché se ora inizio a vedere la luce in fondo al tunnel, lo devo a tutti coloro che ho incontrato in questo mio percorso.

    Anna

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